SCUOLA GRANDE DI SAN MARCO
La Scuola Grande di San Marco, fondata come Scuola dei Battuti nel 1260, con una piccola sala riunioni vicino alla scomparsa chiesa di Santa Croce, nel 1437 era diventata così influente e facoltosa da assumere il nome del patrono della città e da innalzare, adiacente al convento domenicano dei Ss. Giovanni e Paolo, la più imponente delle scuole veneziane. La costruzione e le opere che la abbellivano finirono però in cenere il 31 marzo 1485; qualcuno aveva lasciato accese le candele sull’altare della Sala Capitolare, la brezza fece ondeggiare una tenda che prese fuoco, che per tutta la notte arse radendo al suolo tutta la Scuola.
La ricostruzione iniziò subito con una grandiosità mai vista fino ad allora. Venne assunto come architetto Pietro Lombardo e a Gentile e Giovanni Bellini venne chiesto di collaborare per il rivestimento scultoreo della facciata. La costruzione fu brevemente interrotta nel 1490, quando Lombardo fu sostituito da Mauro Codussi e Antonio Rizzo. Oltre allo splendido portale monumentale che, tra l’altro, conserva sui lati interessanti graffiti anonimi, della vecchia facciata si sono salvate dall’incendio due significative sculture: “San Marco con i membri della Confraternita” di Bartolomeo Bon e la “Carità” attribuita a Nicolò di Pietro Lamberti.
Inseriti nella facciata ricostruita come nuove opere, si riconoscono ora gli eloquenti altorilievi di Tullio Lombardo, figlio di Pietro, che rappresentano la “Guarigione di Aniano” e la “Conversione di Aniano”. I leoni che fiancheggiano il portale principale sono una riproduzione degli originali distrutti alla caduta della Repubblica nel 1797. La Sala di ingresso si propone con una “serie processionale” di dieci alti piedistalli, soprastati da colonne, che danno all’andito una formale solennità, arricchita dai due portali dello scalone di accesso alla superiore Sala del Capitolo, opera del Coducci del 1495. Sin dall’inizio i confratelli della Scuola decisero di limitare la ricostituzione dei cicli di dipinti, tralasciando i vasti spazi della Sala Capitolare, per dedicare ogni risorsa alle più piccole pareti della Sala dell’Albergo con un ciclo di sei teleri dedicato ad episodi della vita di San Marco. La Sala divenne uno dei più spettacolari complessi del Rinascimento veneziano, attrazione degli studiosi ed esperti europei, grazie alle opere di Gentile Bellini (“Predica di San Marco”), Giovanni Bellini (“Il martirio di San Marco”), Giovanni Mansueti (“Guarigione di Aniano” e “Battesimo di Aniano”), Paris Bordon (“Il pescatore consegna l’anello al Doge”), Jacopo Palma il Vecchio (“I santi Marco, Giorgio e Nicola salvano Venezia dalla tempesta”).
Nel 1495 fu affidato a Pietro e Biagio di Faenza l’incarico di eseguire nella Sala Capitolare e nella Sala dell’Albergo lo stupefacente soffitto intagliato e dorato, che ancor oggi possiamo ammirare come una delle meraviglie veneziane.
Il saccheggio napoleonico e il dominio austriaco, a seguito della caduta della Repubblica nel 1797, infersero un duro colpo all’integrità del ciclo pittorico realizzato nella Scuola dopo la sua ricostruzione.
Oggi la Scuola è, comunque, impreziosita da un dipinto di Palma il Giovane “Cristo in gloria con San Marco, Pietro e Paolo”, realizzato nel 1614 quale pala d’altare della Sala Capitolare, ove ancora si trova; da quattro dipinti che raffigurano scene della leggenda di San Marco realizzati da Domenico Tintoretto; da due enormi dipinti murali posti nella parete destra della Sala Capitolare, la “Crocifissione” di Alvise Donato e “Le nozze di Cana” del Padovanino.
La Biblioteca Medica collocata nella sala Capitolare e nella sala dell’Albergo della Scuola Grande di San Marco ha un’origine molto antica, in quanto deriva dalla Biblioteca annessa al convento dei Dominicani della Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, che può essere fatta risalire al secolo XIV. Nel XVI secolo avvenne il restauro della biblioteca e la ristrutturazione, ad opera di Baldassarre Longhena, del monumentale scalone che conduceva alla stessa. Nel 1948, a seguito del conferimento nei secoli di importanti fondi librari, il patrimonio della biblioteca era così cresciuto da dover essere ricollocato nei più ampi locali della Scuola Grande di San Marco, adibiti a biblioteca medica. A quella data il patrimonio librario della biblioteca era di oltre 8000 volumi di medicina. Il fondo delle cinque centine della medesima Biblioteca è costituito da: un manoscritto (costituito dal testo della Regola di San Benedetto per l’ordine femminile), due incunaboli, duecentosessantasette cinquecentine, due seicentine. Spiccano tra i volumi quelli degli scritti di Ippocrate, Galeno, (con ben ciquantadue esemplari) Plinio, Girolamo Fracastoro padre della moderna patologia, Falloppio, il Canone di Avicenna, l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, un’opera di Marsilio Ficino, il Dictionarum Medicum di Estienne, gli scritti di chirurgia di Iacopo Berengario, Jean Tagault, Variarum Lectionem di Mercuriale.
Mario Po’
Direttore del Polo Culturale e Museale
della Scuola Grande di San Marco
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